Dimenticate l’immagine di un allenatore rigido, ancorato a un solo credo tattico. La vera forza del Napoli Campione d’Italia e primo in classifica oggi risiede nella mente liquida del suo condottiero: Antonio Conte. Un tecnico che, da quando è arrivato a Castel Volturno, non ha mai smesso di modellare, cambiare e trasformare la sua squadra, utilizzando almeno quattro moduli diversi per un unico scopo: vincere.
I “Fab Four”: il Presente con il 4-1-4-1
L’abito attuale del Napoli nasce dall’esigenza di mettere in campo tutta la qualità possibile. È il sistema dei “Fab Four”, un 4-1-4-1 geometrico e dominante. In questo scacchiere, De Bruyne è l’elettrone libero che agisce da regista aggiunto e da seconda punta, McTominay l’incursore che si accentra per liberare la furia di Spinazzola a sinistra, e Lobotka il metronomo davanti alla difesa. Un concetto, più che un modulo, per dominare il gioco.
La Svolta McTominay: l’Addio alla Difesa a 3
Ma non è sempre stato così. Il primo Napoli di Conte era disegnato su un più classico 3-4-2-1. La vera rivoluzione è scattata con l’arrivo di Scott McTominay. Per esaltare la sua potenza e il suo strapotere fisico, Conte ha fatto ciò che sembrava impensabile: ha rinunciato alla sua iconica difesa a tre, passando prima a un 4-2-4 e poi assestandosi sul 4-3-3 che avrebbe costituito la base per lo scudetto.
L’Emergenza e la Duttilità: il Ritorno al 3-5-2
La partenza di Kvaratskhelia a gennaio e una serie di infortuni hanno mostrato un altro volto di Conte: il pragmatico. Nel pieno dell’emergenza, per la sfida contro la Lazio, è tornato al suo antico 3-5-2, rispolverando un Raspadori sempre pronto al sacrificio nel ruolo di seconda punta al fianco di Lukaku. Una dimostrazione che l’obiettivo primario non è il bel gioco, ma il risultato.
I Numeri non Contano, Conta la Mentalità
Dal 3-4-2-1 al 4-1-4-1, passando per il 4-3-3 e il 3-5-2. Conte ha dimostrato che i moduli sono solo numeri sulla lavagna. Quello che conta sono i principi, i “codici” che la squadra ha ormai assimilato: aggredire, dominare, non mollare mai. Ogni cambiamento non disorienta i giocatori, ma li rende più forti e imprevedibili. E alla fine, a guidarli, c’è sempre lui. Il camaleonte che ha un solo, unico, obiettivo.