Ottavio Bianchi incorona il Napoli di Conte: "Questa è un'auto per vincere il Mondiale, non una sola gara"

Lo storico allenatore del primo scudetto, Ottavio Bianchi elogia Conte, la città e un paragone che fa sognare i tifosi.

Parole che suonano come un'investitura, pronunciate da chi ha scritto la prima, indimenticabile pagina della leggenda. Ottavio Bianchi, l'allenatore del primo, storico scudetto, torna a parlare del suo Napoli in una lunga intervista a Il Mattino. E non lo fa con nostalgia, ma con l'ammirazione di chi vede nel presente un futuro ancora più luminoso.

Dal suo amore per la città alla stima per Conte, fino al ricordo di quel 10 maggio 1987, il tecnico di Brescia ha consegnato ai tifosi una vera e propria benedizione, usando una metafora potentissima per descrivere la forza della squadra di oggi.

Ottavio Bianchi allenatore del primo scudetto del Napoli

Il ritorno nei luoghi che non stancano mai

Pompei, Napoli, il profumo del mare e dei vicoli. Ottavio Bianchi torna dove ha vissuto calcio e vita: «Li conosco da quasi sessant’anni e non mi stanco mai di ammirarli». Arrivò nel ’66, quando il Napoli brillava con Altafini, Juliano, Sivori. Oggi rivede una città diversa: più aperta, più visitata, più sicura nei percorsi del centro. E soprattutto orgogliosa del proprio calcio.

“Napoli al centro del mondo”

Bianchi coglie un cambio d’epoca. I quartieri un tempo difficili sono diventati rotte turistiche. Cultura, ristorazione, eventi: la crescita non è solo percezione. «Mancava la ciliegina: il calcio. Adesso c’è». Il riferimento è al ciclo recente: due scudetti in tre campionati e un’identità forte oltre i risultati.

Com’è cambiato il calcio (e perché questo Napoli è diverso)

Non è solo una questione di uomini. È cambiato tutto: staff tecnici numerosi, preparazione scientifica, gestione infortuni, nutrizione, scouting globale. Un tempo un menisco voleva dire mesi, oggi si rientra in settimane. L’informazione è totale: «Adesso sai tutto di tutti a qualsiasi latitudine». In questo contesto, Bianchi vede un vantaggio competitivo: il gruppo è stato confermato e rinforzato, riducendo i “rischi d’inserimento” che arrivano quando si rivoluziona l’organico.

"Questa squadra è un'auto da Mondiale"

Il giudizio più forte, quello che riassume il suo pensiero sul Napoli di Conte, arriva con un paragone automobilistico che non lascia spazio a interpretazioni.

“C’è poco da fare: puoi essere il migliore pilota al mondo ma se non hai l’auto giusta...", ha spiegato Bianchi. "L’esempio può essere la Ferrari, magari in grado di vincere un gran premio ma non il Mondiale. Invece, il Napoli è attrezzato per vincere il Mondiale, non solo la gara su un circuito. Con un pilota bravo”. Un elogio immenso, che descrive una squadra costruita non per una vittoria singola, ma per aprire un ciclo di dominio.

Il vantaggio sulle altre: un gruppo che non è cambiato

Secondo l'ex tecnico, la vera forza del Napoli attuale risiede nella sua continuità, un lusso che le altre concorrenti non hanno. "Il Napoli ha un vantaggio", afferma. Quale? "Non ha cambiato l’organico e ha aggiunto calciatori. Quando si cambia vi possono essere rischi tattici e tecnici. È un pericolo che il Napoli di Conte non corre, avendo riconfermato il gruppo che ha vinto il quarto scudetto".

Højlund e Beukema

Il ricordo del primo Scudetto: "Quella maschera per Napoli"

L'intervista è anche un tuffo al cuore, tornando a quel 10 maggio 1987. Bianchi svela ancora una volta il retroscena della sua famosa espressione cupa in panchina, anche nei momenti di gioia.

"Penso alla gente di Napoli. E alla maschera che fui obbligato a indossare, rendendomi più antipatico del solito, affinché i calciatori non si facessero contagiare dall'entusiasmo. Bastava poco per vedere sfumare quel successo", racconta. "Lo facevo perché amavo Napoli moltissimo e per Napoli dovevamo centrare quell’obiettivo". Un rigore necessario, dettato da un amore profondo per la città e i suoi tifosi.

In breve

FAQ

Cosa distingue il Napoli attuale da quello di Bianchi?
Staff più ampi, preparazione scientifica, migliore gestione degli infortuni e scouting globale.
Dove rende meglio De Bruyne secondo l’analisi?
Nell’ultimo terzo: ultimo passaggio, conclusioni e leadership nei momenti chiave.
Perché Bianchi elogia Conte?
Per il “segno” lasciato nel club: organizzazione, continuità e metodo oltre al numero di trofei.
Qual è il ruolo dei tifosi in questo ciclo?
Spinta costante, efficace perché sostenuta da una società solida e da un’identità di gioco chiara.
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