"Mi ha picchiata perché tifavo Napoli": l'incubo di una donna, chiesto l'arresto per il marito
Una storia di violenza domestica che scuote Rivoli. La fede per il Napoli diventa il pretesto per botte e umiliazioni. La drammatica testimonianza in aula.

C'è una fede, quella per il Napoli, che non dovrebbe mai diventare un capo d'accusa. Eppure, è proprio quello che è successo a una donna di 55 anni di Rivoli, costretta a subire la violenza brutale del marito, un brigadiere dell'Arma, per la sua passione azzurra. Una storia di maltrattamenti agghiacciante, emersa in un'aula di tribunale, dove ora l'accusa ha chiesto una condanna esemplare.
La sua unica colpa? Aver sperato che il Napoli vincesse contro la Juventus. Una frase che ha trasformato il salotto di casa in un inferno.

Il pugno al torace durante Juventus-Napoli
Il racconto della donna, depositato agli atti del processo, è un pugno allo stomaco. "Si è alzato, mi ha tirato un pugno al torace e ha iniziato a picchiarmi", ha dichiarato la 55enne. Quel giorno, per lei, era iniziata una delle tante aggressioni, scatenata da un commento innocente sulla partita.
Ma il tifo, secondo gli inquirenti, era solo uno dei pretesti. Le accuse a carico del militare, infatti, sono pesantissime: percosse, umiliazioni continue e un controllo autoritario esteso anche ai figli, a cui veniva impedito di vedere i nonni materni.
La difesa smontata in aula
L'uomo, 57 anni, ha provato a difendersi, sostenendo di essere stato vittima di aggressioni da parte della moglie e che lei gli avesse causato gravi problemi di salute. Una tesi completamente smontata dall'accusa.
Una ricerca negli archivi dell'Arma ha rivelato che le ulcere e i disturbi gastrici lamentati dall'uomo risalgono al 1989, anni prima del matrimonio. Le sue parole, quindi, non hanno trovato alcun riscontro. Di fronte a queste prove, il pubblico ministero ha formalizzato la richiesta di una condanna a tre anni di carcere.
"Pago ancora i suoi debiti": la battaglia continua
Dopo la denuncia presentata a gennaio, la donna è riuscita a ottenere l'allontanamento del marito da casa. Ma la sua battaglia non è finita. Come ha spiegato in aula, nonostante tutto, continua a pagare di tasca propria sia il mutuo dell'abitazione sia il finanziamento per un'auto voluta dall'uomo.
Il processo si avvia ora verso la conclusione. La sentenza, attesa nelle prossime settimane, potrebbe finalmente mettere la parola fine a un incubo nato tra le mura domestiche e alimentato da una violenza che non può e non deve mai trovare giustificazione.