
Conte toglie la maschera alla crisi. La sconfitta di Udine apre ufficialmente il “caso mentale” in casa Napoli. Se l’emergenza infortuni è un dato di fatto, l’analisi di Antonio Conte va molto più a fondo: il vero problema è la mancanza di malizia e personalità. Il tecnico ha denunciato un atteggiamento passivo (“Non devono farsi sopraffare”), sottolineando come il gruppo attuale, orfano dei suoi leader tecnici infortunati, faccia fatica a gestire “le partite sporche”. Un messaggio durissimo in vista della semifinale contro il Milan.

Crisi Napoli, le cause: “In campo va l’uomo, non solo il calciatore”
Non cercate alibi tattici o medici, non in questa conferenza. Antonio Conte ha scelto la via della terapia d’urto. Nel post-partita di Udine, il tecnico salentino ha spostato il focus dal polpaccio dei suoi infortunati alla testa di chi è sceso in campo. La frase chiave è una sentenza: “In certe situazioni subentra non solo il calciatore, ma la persona”.
Cosa significa? Che il Napoli è crollato sotto il peso dell’evento, non dell’avversario. Dopo il caos del VAR (con i due gol annullati all’Udinese), ci si aspettava una reazione feroce, da grande squadra. Invece è arrivata la passività. Conte chiede astuzia, quel mestiere che permette di portare a casa punti anche quando non si brilla. Una dote che questa squadra, definita “troppo tenera” nelle difficoltà, sembra aver smarrito rispetto all’anno scorso.
Analisi tattica: l’effetto domino delle assenze
Se la testa non gira, le gambe si fermano. Ma sarebbe disonesto ignorare il dramma tecnico. Il centrocampo del Napoli è stato raso al suolo dalla sfortuna. L’assenza contemporanea di Stanislav Lobotka (qui i dettagli dello stop) e Gilmour ha tolto al Napoli il “cervello”.
Senza una fonte di gioco pulita davanti alla difesa:
- La manovra diventa lenta e prevedibile.
- Le punte (Hojlund, servito male) restano isolate.
- La squadra si allunga e soffre le ripartenze.
Il deficit di gioco, quindi, nasce dall’emergenza, ma è il deficit di “fame” nel recuperare palla che ha fatto infuriare Conte.
Udine come campanello d’allarme: non è un caso isolato
Due indizi fanno una prova. La sconfitta del Bluenergy Stadium arriva pochi giorni dopo la disfatta di Lisbona contro il Benfica. Due gare diverse, ma con un filo conduttore: la resa. Contro il Benfica il Napoli è stato sovrastato fisicamente, contro l’Udinese mentalmente.
Conte aveva lanciato “campanelli d’allarme anche quando si vinceva” (vedi partite con Empoli o Como), ma i risultati avevano coperto la polvere. Ora che il tappeto è stato alzato, emerge una fragilità che il primo posto in classifica (perso a vantaggio del Milan) aveva mascherato. Senza i “senatori” tecnici, i nuovi leader faticano a emergere.
Obiettivo Supercoppa: 48 ore per cambiare testa
La vera notizia è che non c’è tempo per l’analisi video. Giovedì il Napoli si gioca una fetta enorme di credibilità nella semifinale di Supercoppa Italiana contro il Milan. Una partita da “dentro o fuori” che non ammette atteggiamenti passivi.
Conte deve compiere un miracolo psicologico prima che tecnico. Se recuperare gli infortunati è impossibile, recuperare l’orgoglio è obbligatorio. Il Milan ha già battuto il Napoli in campionato: presentarsi con la “poca malizia” vista a Udine significherebbe consegnare il trofeo. Serve una scintilla, serve ritrovare quel “furore” contiano che nelle ultime 180 ore sembra svanito nel nulla.
📌 Il punto sulla crisi azzurra
Cosa rimprovera Conte ai suoi?
La mancanza di cattiveria agonistica (“malizia”). Il Napoli accetta passivamente gli eventi negativi della partita invece di ribellarsi.
Quanto pesa l’assenza di Lobotka?
È determinante. Senza di lui e senza Gilmour, il Napoli ha perso i tempi di gioco, costringendo McTominay a un lavoro di regia che non è nelle sue corde naturali.
Cosa succede se il Napoli perde in Supercoppa?
Sarebbe il terzo KO consecutivo in tre competizioni diverse. Si aprirebbe una crisi ufficiale che metterebbe pressione a tutto l’ambiente in vista del mercato di gennaio.