Conte, tre Napoli per vincere tutto: “Rispetto i giocatori”, ecco la sua arma segreta dopo la Champions

Il Napoli di Conte è una macchina da guerra camaleontica. Ma il vero segreto del tecnico è nella testa: i numeri post-Champions sono impressionanti.

Conte, tre Napoli diversi per un solo obiettivo, la vittoria. C’è un ricordo ancora vivo nella mente dei tifosi del Napoli. L’anno scorso, dopo cinque partite, Antonio Conte gettò via gli schemi iniziali, abbandonò la difesa a tre e scatenò il tridente che avrebbe portato al trionfo scudetto. Una mossa da maestro, una scossa che trasformò una buona squadra in una macchina da guerra. Oggi, un anno e uno scudetto dopo, la situazione è radicalmente diversa. Conte non ha più bisogno di scelte drastiche. Ha costruito una rosa così duttile e intelligente da potersi permettere il lusso dell’elasticità tattica: un Napoli camaleontico, capace di cambiare pelle a seconda dell’avversario e del momento.

Dal 3-5-2 al 4-4-2 con De Bruyne: la tela del condottiero

Kevin De Bruyne imposta il gioco durante una partita del Napoli

Quanti Napoli abbiamo visto in poco più di un anno sotto la sua guida? Almeno tre, tutti figli della stessa fame di vittoria. C’è stato il Napoli con la difesa a tre, marchio di fabbrica contiano[18]. C’è stato il 4-3-3, l’abito scintillante che ha cucito addosso alla squadra per la cavalcata tricolore. E ora c’è questa nuova creatura, un 4-4-2 fluido, quasi anarchico, dove un genio come De Bruyne ha licenza di inventare calcio ovunque, e un incursore come McTominay parte dall’esterno per fare male al centro.

“Bisogna rispettare le caratteristiche dei giocatori”, è il mantra che l’allenatore salentino ripete senza sosta. E la sua grandezza sta proprio qui: non ingabbiare il talento, ma esaltarlo. Il mercato estivo, condotto in simbiosi con il DS Manna, ha fornito a Conte le armi per ogni tipo di battaglia. Il risultato è una tela su cui il tecnico può disegnare calcio, stupendo avversari e, a volte, persino i propri tifosi. La lezione di Manchester, pur nella sconfitta, è servita a questo: testare i limiti, capire fin dove ci si può spingere. “Ne usciamo più forti”, aveva assicurato Antonio. E non erano parole di circostanza.

La prova del nove: il “martello” Conte contro il “virus” europeo

Antonio Conte abbraccia il capitano del Napoli Giovanni Di Lorenzo

Ora, però, arriva il test più difficile, quello che in passato ha spesso tradito le squadre italiane: la gestione del post-Champions. Passare dalle luci dell’Etihad e dalla sfida al City di Guardiola all’ostica trasferta di Pisa è un esame di maturità spietato. È qui che si vede la mano del vero leader. Conte lo sa, e da mesi lavora sulla testa dei suoi giocatori, martellando su un concetto chiave: chi ha vinto ha ancora più fame. Non si vive di ricordi, non ci si sente superiori a nessuno.

E i numeri, nella sua straordinaria carriera, parlano per lui. Nelle 43 partite di campionato giocate subito dopo un impegno di Champions, le sue squadre (dalla Juventus all’Inter, passando per Chelsea e Tottenham) hanno ottenuto 30 vittorie, 6 pareggi e solo 7 sconfitte. Una percentuale di successi mostruosa, quasi il 70%. Questo dato non è casuale: è il frutto di un lavoro psicologico maniacale, della capacità di tenere il gruppo sempre sulla corda.

Di Lorenzo e De Bruyne, i leader per rialzarsi subito

Da venerdì, giorno del rientro da Manchester, a Castel Volturno si respira un’aria di concentrazione assoluta. Conte e il suo staff sanno che la partita contro il Pisa vale tanto quanto quella contro il City. Stanno studiando varianti, preparando la squadra a non concedere cali di tensione dopo le energie fisiche e mentali spese in Europa. E per farlo, si affida ai suoi veterani, ai suoi luogotenenti in campo.

Di Lorenzo e De Bruyne, per motivi diversi, non hanno giocato tutti i 90 minuti a Manchester. Ora hanno una voglia matta di rifarsi, di trascinare i compagni. Con la qualità delle giocate, come sa fare il belga, o con la fascia di capitano al braccio, come farà il capitano. Perché è questa la vera essenza delle grandi squadre, l’insegnamento più grande di Conte: non è importante come cadi, ma la velocità con cui ti rialzi. E il Napoli, dopo lo scivolone europeo, vuole dimostrare a tutti di aver imparato la lezione.

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