
Non usa mezzi termini, Fabio Caressa, per descrivere la sua esperienza all’Etihad Stadium. In un intervento a Radio Deejay, il noto telecronista di Sky Sport ha demolito l’atmosfera dello stadio del Manchester City, definendola una “cafonata” e, di fatto, tessendo il più grande elogio possibile ai tifosi del Napoli presenti.
“Sembrava di stare a teatro”: il Silenzio dell’Etihad
Il racconto di Caressa è un pugno nello stomaco per il mito del tifo inglese. “Sapete come chiamano lo stadio del Manchester City? Emptyhad al posto di Etihad”, esordisce, usando il soprannome che gioca sulla parola “vuoto” (empty). “Ho visto una roba incredibile, i tifosi che sono rientrati ai loro posti nel secondo tempo solo al decimo minuto. Ma poi un silenzio incredibile, si sentivano solo i tifosi del Napoli. Sembra di stare a teatro”.
Una testimonianza diretta e potente che smonta l’aura di uno dei club più ricchi del mondo, mostrando un ambiente freddo e distaccato, illuminato solo dalla passione dei 2.700 tifosi azzurri arrivati a Manchester.

La Critica allo “Show”: “Una Cafonata”
Caressa rincara la dose descrivendo il contorno della partita. “Ma poi l’ingresso in campo? Una cafonata. Dico i numeri e i nomi dei calciatori ma poi nessuno lo intona nello stadio e lo speaker se li fa da solo. E questi fuochi d’artificio… Che cafonata”.
Un’atmosfera artificiale, costruita, che stride con la passione genuina che si respira in altri templi del calcio. “Viaggiando per gli stadi ti dico che Anfield Road (lo stadio del Liverpool, ndr) e lo stadio del Manchester City sono due mondi completamente diversi”, ha concluso, sancendo la netta differenza tra un tifo vero e uno spettacolo per turisti.
L’Orgoglio del Tifo Azzurro
Le parole di Caressa, seppur dirette a criticare il City, sono una medaglia al petto per il popolo napoletano. In una notte difficile dal punto di vista del risultato, la tifoseria azzurra ha vinto la sua partita sugli spalti, dimostrando ancora una volta cosa significhi sostenere la propria squadra: con la voce, con il cuore, dal primo all’ultimo minuto. In un teatro silenzioso, l’unica vera musica era quella cantata in napoletano.