
C’è un uomo che, prima di tutti, ha visto la luce in fondo al tunnel. Un allenatore che ha preso il Napoli dalle macerie della Serie C e, passo dopo passo, lo ha riportato dove meritava di stare. Oggi Edy Reja compie 80 anni, e con lui festeggia un pezzo fondamentale della storia moderna del club azzurro. La sua è la storia dell’architetto della rinascita.
L’Inizio dell’Era De Laurentiis
Quando Reja sbarcò a Napoli nel gennaio 2005, trovò una squadra che lottava per uscire dall’inferno della terza serie. Da quel momento, iniziò una cavalcata leggendaria. “Partimmo dalla C e arrivammo in Uefa“, ricorda con orgoglio. Due promozioni consecutive, un calcio entusiasmante e la capacità di gettare le fondamenta di un ciclo che, anni dopo, avrebbe portato a due scudetti. “Fu l’inizio di tutto”, racconta, “lanciammo giocatori come Hamsik e Lavezzi”.

Il Rapporto Burrascoso con ADL: “Quante Liti”
L’artefice di quel progetto fu lui, ma al suo fianco c’era un presidente altrettanto vulcanico: Aurelio De Laurentiis. Il loro rapporto fu un mix di genio e conflitto. “Mi dimisi un paio di volte, ma poi tutto rientrò nel giro di 24 ore con una semplice telefonata“, ammette Reja. “Il presidente è fatto così. Ma è un uomo straordinario e un manager incredibilmente bravo. Ha fatto e continua fare cose straordinarie”. L’elogio, a distanza di anni, è la testimonianza di una stima profonda, al di là delle incomprensioni del momento.
I Ricordi di una Vita nel Calcio
La carriera di Reja, oggi splendido 80enne, è un libro di storie. Dall’amicizia fraterna con Fabio Capello (“Fu lui a presentarmi mia moglie”), al grande rimpianto di non essere andato al Cagliari di Gigi Riva (“avrei potuto vincere lo scudetto”). Fino alla consacrazione dei suoi pupilli: “I miei preferiti? Pirlo, lanciato a 18 anni, e Klose, un professionista inimmaginabile”. Una vita per il calcio, con un capitolo, quello scritto in azzurro, che brilla più di tutti gli altri.