
Da trascinatore a fantasma dell’area di rigore. La parabola recente di Rasmus Hojlund preoccupa i tifosi del Napoli, che dopo un impatto devastante ora vedono il loro bomber faticare e non segnare. La spiegazione più semplice e immediata punta il dito contro l’infortunio che lo ha fermato a ottobre. Ma un’analisi più approfondita, svela che la crisi del danese ha radici più complesse: il suo calo è il risultato di tre fattori concomitanti.
Qual è il vero problema di Rasmus Hojlund?

La Causa Fisica: le conseguenze dell’infortunio
Il punto di partenza della crisi è innegabilmente fisico. L’affaticamento al retto femorale della coscia sinistra ha costretto Hojlund a uno stop di tre partite nel momento migliore della sua stagione. Il rientro graduale non è bastato a restituire a Conte la versione esplosiva del centravanti. Nelle uscite contro Como ed Eintracht è apparso un giocatore ancora privo del suo scatto bruciante, una condizione approssimativa che incide pesantemente sulla sua capacità di attaccare la profondità e battere i difensori.
La Causa Tattica: l’assenza di un assist-man come De Bruyne
Hojlund non è un centravanti che si crea il gol da solo; è un finalizzatore che vive per i passaggi filtranti. Il suo “magic moment” di inizio stagione, con 6 goal in 12 giorni, è coinciso con la presenza in campo di un partner creativo come Kevin De Bruyne. Come abbiamo analizzato nel dettaglio, l’assenza del belga ha privato il Napoli della sua principale fonte di fantasia. Senza i suoi assist, la manovra offensiva è diventata più lenta e prevedibile, lasciando Hojlund più solo e con meno palloni giocabili in area.
La Causa Contestuale: il valore degli avversari
Un ultimo fattore, spesso sottovalutato, riguarda il livello delle difese affrontate al rientro. In Champions League, contro l’Eintracht, Hojlund si è trovato di fronte a un difensore esperto e roccioso come Robin Koch, che lo ha limitato efficacemente. La sua prestazione sottotono, quindi, non è solo figlia della sua condizione precaria, ma anche della bravura dell’avversario. Il calo del rendimento non è solo un demerito, ma anche il risultato di un contesto tattico e tecnico più complesso.
Quanto era decisivo Hojlund prima dello stop?
Per capire il peso della sua assenza, basta guardare i numeri del suo “magic moment” tra fine settembre e inizio ottobre. In soli 12 giorni, Hojlund aveva segnato 6 goal tra club e nazionale: dopo la rete all’esordio a Firenze, ha firmato una doppietta allo Sporting in Champions e un gol al Genoa, a cui si aggiungono le marcature con la Danimarca. Un impatto da top player che aveva risolto il problema dell’assenza di Lukaku.
Il calo del Napoli coincide con il suo?
Sì, in modo matematico. La carenza realizzativa del Napoli, con un solo goal segnato nelle ultime tre partite, è coincisa esattamente con il rientro a mezzo servizio del danese. Nelle due partite da titolare contro Como ed Eintracht, Hojlund non ha brillato e l’intero attacco ha perso incisività, confermando come la squadra, al momento, dipenda strettamente dalla sua vena realizzativa.
Qual è la strategia di Conte per recuperare Hojlund ?
Il tecnico non ha dubbi: il recupero del miglior Hojlund è la priorità assoluta per risolvere la crisi del gol. La strategia è chiara: sfruttare le prossime due partite, la trasferta di Bologna in campionato e gli impegni con la nazionale, per permettere al giocatore di accumulare minuti e ritrovare ritmo e fiducia. L’obiettivo è riavere il danese al massimo della forma dopo la sosta, per restituire al Napoli il suo punto di riferimento offensivo e i suoi gol.
📌 Le 3 Cause del Digiuno di Hojlund:
- La Condizione Fisica: L’infortunio al retto femorale lo ha restituito a Conte ancora privo della sua migliore brillantezza atletica.
- L’Isolamento Tattico: L’assenza per infortunio di un uomo-assist come De Bruyne ha ridotto drasticamente i palloni giocabili per lui.
- Il Livello degli Avversari: Al suo rientro ha affrontato difese organizzate (come quella dell’Eintracht) che ne hanno limitato l’efficacia.
- L’Impatto Pre-Stop: Prima dell’infortunio, il danese aveva segnato 6 goal in 12 giorni tra Napoli e nazionale, dimostrandosi decisivo.
- La Correlazione: La crisi del gol del Napoli (1 rete in 3 partite) coincide esattamente con il suo rientro a secco contro Como e Eintracht.