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“Io morti non ne accompagno”: Conte lancia l’ultimatum a squadra e società

Dopo il KO di Bologna, il tecnico in conferenza stampa usa parole durissime: accusa la squadra di pensare al proprio "orticello" e si prende ogni responsabilità.

Una sfuriata violentissima. Un’analisi spietata che si trasforma in un ultimatum in piena regola, rivolto alla squadra e, indirettamente, anche alla società. La conferenza stampa di Antonio Conte dopo la sconfitta per 2-0 a Bologna va ben oltre il commento a una partita persa: è la dichiarazione pubblica di un punto di rottura, un atto d’accusa contro una squadra accusata di mancanza di cuore e la presa di coscienza di dover intervenire, anche con decisioni drastiche.

Qual è l’accusa principale di Conte alla squadra?

Il tecnico ha identificato il problema non nella tattica, ma nella mentalità. L’accusa principale è di aver giocato senza la giusta cattiveria, facendo solo il “compitino”. Conte ha elogiato il Bologna per aver messo “passione, ardore, entusiasmo e cuore”, tutte qualità che, secondo lui, sono mancate ai suoi giocatori. La critica più feroce è stata l’affermazione che in squadra “ognuno non può pensare al proprio orticello come succede ora”, dipingendo l’immagine di un gruppo non unito e incapace di lottare insieme.

Di cosa si auto-accusa il tecnico?

Con grande lucidità, Conte si è assunto la piena responsabilità di questa situazione mentale. Ha ammesso a più riprese di non aver fatto un buon lavoro in questi quattro mesi, usando frasi nette: “Significa che io non sto facendo un buon lavoro, non sono entrato nei cuori e nelle teste dei calciatori”. Prendendosi la colpa, ha rafforzato la sua posizione di leader, ma ha anche messo in chiaro che si aspetta una reazione immediata.

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Cosa sono le “dinamiche extra-calcistiche” a cui fa riferimento?

Quando Conte parla di “dinamiche extra-calcistiche” e afferma che i “trapianti di cuore non si possono fare”, non si riferisce a problemi esterni o di mercato. Sta parlando proprio di aspetti motivazionali. Spiega che il campo, la tattica e la qualità tecnica sono una cosa, ma ciò che fa fare il salto di qualità sono “cuore, passione, entusiasmo, voglia”. La sua preoccupazione è che questi elementi, che non si possono allenare, siano carenti nel gruppo attuale, una situazione che aveva già manifestato al club tre settimane fa.

Qual è il suo avvertimento finale alla squadra e al club?

Il messaggio finale è un ultimatum senza appello. Conte ha messo tutti di fronte a un bivio con la frase più dura del suo intervento: “Non c’è da accompagnare un morto, io morti non ne voglio accompagnare”. È un avvertimento chiaro: chi non ha voglia di lottare e rimettersi in carreggiata sarà messo ai margini. Ha poi aggiunto di voler parlare di nuovo “bene anche con il club” della situazione, perché “qualcosa bisogna fare”. La crisi, da tecnica, è diventata ufficialmente una questione di uomini e di mentalità.

📌 L’Ultimatum di Conte in 3 Punti:

  • L’Accusa alla Squadra: “Abbiamo fatto il compitino, ognuno pensa al proprio orticello”. Conte accusa il gruppo di mancanza di cuore, passione e unità.
  • L’Auto-Accusa: “Non sto facendo un buon lavoro”. Il tecnico si assume la responsabilità di non essere riuscito a entrare nella testa dei giocatori.
  • L’Avvertimento Finale: “Io morti non ne accompagno”. Un ultimatum a squadra e società: o si cambia atteggiamento, o ci saranno conseguenze.

Marco Ascione

Classe 1985, campano verace, racconta da vicino il Napoli, seguendo la squadra in ogni stadio d’Italia. Penna vibrante, cuore da tifoso e occhio da cronista, Marco è la voce sul campo di Napolissimo: dalle conferenze stampa agli allenamenti, dai tunnel agli spogliatoi. Per lui, ogni trasferta è una storia da raccontare.