Osimhen al Galatasaray, affare da 90 milioni: ADL umilia la critica e piazza la "mandrakata"
Il presidente azzurro trasforma una telenovela di mercato in un capolavoro economico da record

De Laurentiis ha vinto. Ancora. Ma questa volta ha fatto di più: ha umiliato chiunque abbia osato dubitare della sua strategia. Mentre per settimane la stampa nazionale lo derideva per una "patetica" clausola anti-Italia, lui tesseva in silenzio una delle operazioni di mercato più dominanti degli ultimi anni. E ora, con la cessione di Victor Osimhen al Galatasaray chiusa, presenta il conto. Un conto salatissimo per le sue casse, e amarissimo per i suoi detrattori.
Mentre la stampa del Nord ironizzava su una clausola "anti-Juve" considerata inutile, il presidente del Napoli, in silenzio, tesseva la sua tela. E, al termine di una super call fiume con il club turco, ha ottenuto tutto quello che voleva. Anzi, di più.

Osimhen-Galatasaray Il capolavoro: le cifre e le clausole
L'accordo è un trionfo per la dirigenza azzurra. Il Napoli incasserà subito 40 milioni di euro, con i restanti 35 milioni che arriveranno in due anni. Ma il vero capolavoro di De Laurentiis è nei dettagli. Il presidente ha strappato altre due condizioni pesantissime.
Il Galatasaray ha dovuto accettare una clausola anti-Italia: per i prossimi due anni, non potrà vendere Osimhen a nessun club di Serie A..
Come se non bastasse, il Napoli incasserà altri 5 milioni di bonus se Osimhen segnerà più di 35 gol nella prossima stagione, e si è assicurato il 10% su una futura rivendita del giocatore. Un'operazione che, conti alla mano, si avvicina ai 90 milioni totali. Una plusvalenza da brividi.
La vera domanda, oggi, non è come sia riuscito a incassare 90 milioni. La vera domanda è un'altra: ma davvero qualcuno ha mai pensato che potesse cedere, anche solo per un istante, al pensiero di vendere Osimhen alla Juventus o a un'altra big italiana?
La clausola anti-Italia su Osimhen è un attacco alla Juventus?
La verità è che la clausola imposta al Galatasaray non è una semplice postilla contrattuale. È un atto dittatoriale sul calcio italiano. È Aurelio De Laurentiis che guarda dall'alto l'intero sistema e dice: "Le regole le faccio io. I miei campioni, una volta andati via, non torneranno per rinforzarvi. Mai". È una dichiarazione di guerra mascherata da accordo commerciale.
Per settimane, commentatori ed esperti del Nord lo hanno dipinto come un provinciale impaurito, un re di un regno minore che si barrica dietro a clausole inutili. Non avevano capito che non era paura. Era strategia. Era la mossa di chi sa di avere il coltello dalla parte del manico.
Qual è la dimostrazione del potere di De Laurentiis nel calciomercato?
Questa operazione segna uno spartiacque. Aurelio non è più solo il Re del mercato, un maestro delle plusvalenze. Oramai è il Tiranno del calciomercato. Un sovrano che non si limita a governare il suo territorio (il Napoli), ma estende la sua influenza anche al di fuori dei suoi confini, imponendo editti che altri club, come il Galatasaray, sono costretti ad accettare pur di ottenere il loro obiettivo.
Il messaggio è arrivato forte e chiaro a tutti: potete criticarlo, potete offenderlo, potete sottovalutarlo. Ma alla fine, il gioco si gioca secondo le sue regole. E lui, quasi sempre, vince.