L'omaggio di Serena Brancale a Napoli scatena l'inferno a Bari: insulti e minacce
"Vorrei rinascere napoletana": le parole d'amore dell'artista pugliese per la città di Partenope scatenano l'odio social.

NAPOLI – Bastano poche parole, un attestato di stima, un omaggio sincero alla bellezza e all'unicità di Napoli, per scatenare reazioni che lasciano l'amaro in bocca e aprono squarci su ferite mai del tutto rimarginate. È quanto accaduto alla bravissima artista pugliese Serena Brancale, finita nel tritacarne dell'odio social per aver osato esprimere il suo amore per la città di Partenope, arrivando a dichiarare: "Se dovessi rinascere, vorrei rinascere napoletana". Un'affermazione che, per alcuni suoi conterranei baresi e tifosi della squadra biancorossa, è suonata come un affronto intollerabile.
L'episodio si è consumato durante un concerto che la Brancale ha tenuto al Palapartenope di Napoli, a due passi da quello stadio che porta il nome sacro di Diego Armando Maradona. L'artista, orgogliosa delle sue radici pugliesi e baresi, ha voluto omaggiare il pubblico napoletano indossando una maglia azzurra e mescolando la sua hit "Anema e Core" con le note di "Sono Napoletano". "Voi siete meravigliosi e io mi sento sempre a casa", ha confidato dal palco, riprendendo concetti già espressi in una recente intervista radiofonica dove sottolineava come Napoli l'avesse "sempre trattata come se fossi sua figlia".

Quando l'Amore Diventa "Colpa": Pioggia di Insulti da Bari
Parole di affetto, di gratitudine, di riconoscimento verso una città che l'ha accolta e ispirata. Eppure, tanto è bastato per far esplodere la rabbia di alcuni. Sui social media si è riversata una marea di commenti carichi di un astio sconcertante. Serena Brancale è stata etichettata con i più tristi e abusati epiteti tradizionalmente scagliati contro i napoletani, venendo definita "vesuviana, colerosa, terremotata" e additata come "la vergogna di ogni barese". Altri ancora, in un delirio di disprezzo, l'hanno tacciata di essere una "zingara come i napoletani", arrivando a intimarle di "farsi adottare e sparire". Messaggi che gelano il sangue, ancor più se si considera la vicinanza geografica e culturale tra le due città.
Ma come può un attestato di stima trasformarsi in un pretesto per tanto veleno? La risposta, purtroppo, va cercata in dinamiche che vanno oltre il singolo episodio e affondano le radici in un contesto meridionale complesso e spesso contraddittorio.
Il Sud Contro se Stesso: L'Ombra Lunga della "Colonizzazione Sportiva"
Per decenni, il Meridione d'Italia, calcisticamente parlando, è stato terreno fertile per la passione verso le grandi squadre del Nord. Juventus, Milan, Inter hanno costruito imperi di tifosi in ogni angolo del Sud, dalla Sicilia alla Puglia, dalla Calabria alla Campania stessa. Questa "colonizzazione sportiva" è figlia di molteplici fattori: i continui successi delle squadre settentrionali a fronte di vittorie più sporadiche (seppur intense, come quelle del Napoli) da parte dei club meridionali, i flussi migratori interni, e una narrazione mediatica nazionale che per lungo tempo ha privilegiato le gesta delle "grandi" tradizionali.
Il risultato è una frammentazione del tifo che spesso impedisce di gioire compattamente per un successo "Made in Sud". Anzi, non di rado, antichi campanilismi o la fede incrollabile per i colori di una squadra del Nord prevalgono sull'orgoglio territoriale. La vittoria del Napoli, anche quando guidato da un presidente e un allenatore profondamente meridionali, non sempre diventa motivo di festa per l'intero Meridione. A volte, purtroppo, suscita invidie o, come nel caso della Brancale, viene percepita come una "minaccia" alla propria identità locale da parte di chi non riesce a guardare oltre il proprio orticello o la propria fede calcistica "importata".
L'amore dichiarato da Serena Brancale per la cultura e l'accoglienza napoletana, in questa ottica distorta, diventa un "tradimento" imperdonabile per alcuni, anziché essere visto come la celebrazione di una delle tante, magnifiche espressioni dell'anima meridionale. Il suo gesto, coraggioso e sincero, ha semplicemente scoperchiato un vaso di Pandora che molti preferirebbero tenere chiuso. Ma è solo affrontando queste divisioni interne, questa difficoltà a riconoscere e celebrare i successi del "vicino" del Sud, che il Meridione potrà davvero iniziare a fare squadra, non solo nello sport, ma in ogni campo che conta.