Napoli-De Bruyne, il colpo da Oscar di De Laurentiis che fa tremare il Nord
Il mondo ci celebra, la Gazzetta ci nasconde. Ma non è un'offesa: è la prova che il baricentro del potere è cambiato. Ora comandiamo noi.

C'è un rumore assordante che attraversa il calcio mondiale, dall'Europa al Sud America, e celebra una sola cosa: il capolavoro del Napoli, l'arrivo di Kevin De Bruyne. E poi c'è un silenzio, quasi comico nella sua ostinazione, che arriva da certi salotti del giornalismo italiano. È un silenzio che non ci offende, anzi: ci diverte. Perché è la prova definitiva che il baricentro del potere nel calcio italiano si è spostato. Irreversibilmente.
Oggi i grandi campioni scelgono Napoli. Non solo per un allenatore, ma per il progetto, per la solidità finanziaria, per una piazza che trasuda una passione che altrove si è spenta. Scelgono Napoli perché sanno che qui si costruisce per vincere, mentre le grandi del Nord, un tempo destinazioni d'obbligo, oggi fanno i conti con risorse limitate e progetti incerti. Questa è la nuova realtà.

La prima pagina che svela la loro debolezza, non la nostra
Guardate la prima pagina della Gazzetta dello Sport. Quello che potrebbe sembrare un tentativo di censura è, in realtà, un atto di resa incondizionata. Relegare l'acquisto più importante d'Europa a un trafiletto non sminuisce De Bruyne, ma svela l'imbarazzo di un sistema mediatico che non sa come raccontare una realtà che non controlla più. Nascondere la notizia non è un attacco a Napoli; è un'autocertificazione di irrilevanza. È la fotografia di un passato che si rifiuta di morire, mentre il presente e il futuro parlano la nostra lingua.

Non siamo più quelli che devono chiedere il permesso. Siamo quelli che determinano il mercato. Siamo la potenza economica e sportiva che gli altri, da lontano, guardano con un misto di fastidio e, ammettiamolo, di invidia. Questo non è vittimismo, questo è uno schiaffo dato con la forza dei fatti, dei bilanci e dei contratti firmati.
Un orgoglio da esibire, non da difendere
Questo è un momento di puro orgoglio napoletano. Non un orgoglio da difendere nelle retrovie, ma da esibire in prima linea. Il nostro percorso di crescita non ha bisogno della loro approvazione. Mentre loro si preoccupano di come impaginare le loro paure, Aurelio De Laurentiis ha già scritto la sceneggiatura di un film che loro non sono neanche invitati a recensire. La festa è nostra, la storia la stiamo scrivendo noi. Si mettano comodi e guardino come si fa.