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Napoli, la maledizione per gli allenatori| Da Spalletti a Sarri, Conte l'unico a salvarsi

Sembra una profezia: chi lascia la panchina azzurra va spesso incontro a un destino difficile. Una lunga scia di carriere in discesa e la scelta vincente di chi è rimasto.

Nel calcio esiste una regola non scritta, quasi una legge profetica: lasciare Napoli da allenatore, spesso, si rivela un passo falso. Una sorta di "maledizione" che ha colpito grandi nomi e che ha trovato la sua ultima, clamorosa vittima in Luciano Spalletti. Ma in questo scenario c'è un'eccezione, un uomo che ha dimostrato di aver capito il gioco prima degli altri: Antonio Conte.

La sua scelta di restare non è solo una vittoria per il club, ma una lezione di lungimiranza che i suoi predecessori non hanno saputo cogliere.

Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis si stringono la mano sorridenti
Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis si stringono la mano sorridenti

La Legge del Vesuvio: chi lascia Napoli, spesso cade

La lista è lunga e impressionante. L'ultimo a farne le spese è stato proprio Luciano Spalletti: dopo aver lasciato il Napoli Campione d'Italia, la sua avventura da CT della Nazionale si è conclusa con un esonero, tra risultati deludenti e un progetto mai decollato. Prima di lui, Maurizio Sarri ha vinto trofei con Chelsea e Juventus, ma è stato di fatto "maltrattato" e mai veramente amato. Rafa Benitez, volato al Real Madrid, è durato appena sei mesi sulla panchina più prestigiosa del mondo.

E ancora, Walter Mazzarri, esonerato dall'Inter, e persino un monumento come Carlo Ancelotti, che dopo la rottura con De Laurentiis finì all'Everton a lottare per la metà classifica, prima della sua gloriosa rinascita a Madrid. Per non parlare di Gennaro Gattuso, ora alla guida di club in campionati "esotici". Storie diverse, ma con un comune denominatore: l'addio al Napoli ha rappresentato un passo indietro o una forte complicazione nella loro carriera.

L'Intelligenza di Conte: perché restare è la vera vittoria

Molti hanno giustificato questi addii puntando il dito contro il carattere "vulcanico" di Aurelio De Laurentiis. Eppure, la realtà dei fatti racconta di un presidente che è "il numero uno degli imprenditori del calcio italiano" e che sta portando il Napoli a scalare le gerarchie anche in Europa.

Antonio Conte ha dimostrato l'intelligenza di guardare oltre i luoghi comuni. Ha capito che restare significava sposare un progetto già vincente, ma con ambizioni ancora più grandi. È consapevole che il club si avvicina al suo centenario e che la proprietà è pronta a un "colossal" di investimenti per dare l'assalto alla Champions League. Ha scelto la programmazione e la forza di un club in ascesa, invece dell'incertezza. A differenza di altri, Conte non ha voluto "morire" dopo aver visto Napoli. Ha deciso di viverla ancora, da protagonista, per entrare definitivamente nella storia.

Marco Ascione

Classe 1985, campano verace, racconta da vicino il Napoli, seguendo la squadra in ogni stadio d’Italia. Penna vibrante, cuore da tifoso e occhio da cronista, Marco è la voce sul campo di Napolissimo: dalle conferenze stampa agli allenamenti, dai tunnel agli spogliatoi. Per lui, ogni trasferta è una storia da raccontare.