
Articolo in breve
- Dal fallimento ai trofei: De Laurentiis ha rilevato il Napoli in Serie C e lo ha portato a vincere due Scudetti in tre anni e una Supercoppa con Conte.
- Confronto coi grandi presidenti: il suo percorso viene paragonato a quello di Agnelli, Berlusconi e Moratti, ma con presupposti molto più difficili.
- Auguri per il 2026: tramite Radio CRC ha ringraziato i tifosi nel mondo e chiesto un nuovo anno di entusiasmo e meno infortuni.
- Maradona e il ciuccio nel diario: ricorda una notte di lavoro con Diego e Claudia e l’amore nato da bambino per il ciuccio nei diari di Jacovitti.
- Frecciata al Palazzo: denuncia un calendario eccessivo che sta distruggendo i giocatori e chiede una riforma profonda del sistema.

Dal fallimento alla vetta: perché il confronto con Agnelli, Berlusconi e Moratti ha senso
Nella discussione sul “miglior presidente” dell’era moderna saltano sempre fuori gli stessi tre cognomi: Agnelli, Berlusconi, Moratti, ognuno legato a un ciclo irripetibile della propria squadra.
La differenza, nel caso di De Laurentiis, sta però nel punto di partenza: mentre quei club erano già strutturati, il Napoli è stato rilevato da lui dopo il fallimento, in un contesto complicato come la Serie C e con tutte le difficoltà tipiche di una grande piazza del Sud.
Da quella base quasi azzerata, il presidente ha costruito prima un modello economico sostenibile e poi una squadra capace di tornare stabilmente in Serie A, affacciarsi in Europa e, negli ultimi anni, vincere con continuità.
Questo rende il suo percorso diverso da quello dei grandi presidenti del Nord: meno ricco di Champions o triplete, ma segnato da una ricostruzione profonda che nessun altro aveva dovuto affrontare in quelle condizioni.
Il “mezzo miracolo” azzurro: due Scudetti, Supercoppa e un Napoli oltre il mito di Diego
Guardando solo agli ultimi tre anni, il bilancio sportivo parla di due Scudetti e una Supercoppa Italiana, un rendimento da top club che si somma a stagioni di alta classifica e giocatori di livello internazionale passati per Castel Volturno.
Nelle sue parole, De Laurentiis mette a confronto questa fase con il periodo di Benitez, ricordando che anche allora arrivarono due trofei, ma sottolineando come la coppia Scudetto–Supercoppa abbia un peso diverso rispetto alla combinazione Coppa Italia–Supercoppa.
La vera svolta, però, è culturale: il Napoli di oggi non vive solo di nostalgia per Maradona, ma si permette di esistere, vincere e sognare in proprio, pur continuando a onorare il ricordo del più grande di sempre.
In questo senso De Laurentiis ha dimostrato che è possibile costruire un ciclo moderno senza restare prigionieri del passato, portando la città a concentrarsi finalmente su quello che la squadra è e può diventare adesso.
Gli auguri di De Laurentiis per il 2026: tra gratitudine, meme e scaramanzia
Nel collegamento con Radio CRC alla vigilia di Natale, il presidente sceglie un tono più familiare per rivolgersi ai tifosi del Napoli sparsi in tutto il mondo, trasformando un’intervista tecnica in un messaggio di fine anno.
Ringrazia apertamente la gente azzurra per il sostegno in una stagione intensa, segnata tanto dalla gioia dei trofei quanto dalla fatica degli infortuni, e invita tutti a vivere il 2026 con lo stesso entusiasmo e senso di rivincita.
Racconta con ironia di come l’idea del “Natale a Riyadh” dopo la Supercoppa sia diventata un meme virale che gli è arrivato sul telefono da ogni parte, e allo stesso tempo richiama le tradizioni di famiglia, con la Vigilia “di magro” e i piatti tipici del 25 dicembre.
Come chiusura sceglie la via più napoletana possibile: auspica simbolicamente di dotarsi di un “bel corno” per allontanare la sfortuna e proteggere il Napoli da infortuni e negatività nel nuovo anno, mescolando leggerezza e scaramanzia.
Maradona, Claudia e il ciuccio nel diario: le radici di un legame
Quando il discorso scivola su Diego Armando Maradona, De Laurentiis ribadisce che quel livello di grandezza tecnica e umana resta ineguagliabile e che nessuno potrà mai replicare la combinazione tra talento assoluto e spirito da scugnizzo partenopeo.
Rievoca anche una lunga notte di lavoro condivisa con Diego e Claudia per un progetto cinematografico, unendo il suo mestiere di produttore al mito calcistico che ha segnato per sempre la storia del club.
Il legame con il Napoli però, racconta, è nato molti anni prima: da bambino si era già affezionato alla squadra grazie al celebre ciuccio disegnato nei diari di Jacovitti, che per lui è diventato un simbolo di appartenenza e identità.
Da lì nasce anche l’idea, quasi da gioco di società, di un “Mercante in Fiera” popolato dai protagonisti di ieri e di oggi, immaginato come possibile evento benefico capace di unire memoria, presente e solidarietà in chiave azzurra.
La frecciata ai vertici del calcio: “così state distruggendo il gioco”
Nella parte più dura del suo intervento De Laurentiis sposta il focus dal Napoli al sistema, parlando di un vero e proprio “incubo infortuni” che sta colpendo molte squadre e che, a suo avviso, non può essere liquidato come semplice sfortuna.
Usa l’immagine di una cena organizzata male: se si esagera con il numero di piatti, gli invitati finiscono per stare male; allo stesso modo, un calendario esasperato rischia di logorare i giocatori e di rovinare la qualità dello spettacolo.
La critica più pesante è indirizzata ai vertici che governano il calcio, accusati di preoccuparsi soprattutto di conservare le proprie posizioni invece di ripensare un modello che protegga davvero chi scende in campo.
Per il presidente andrebbe ridefinito il rapporto di lavoro dei calciatori – che considera vere e proprie aziende – e andrebbe regolato meglio anche il potere degli agenti, ricordando che senza tifosi questo sport non avrebbe ragione di esistere.
📌 Domande frequenti su De Laurentiis e l’intervista di Natale
De Laurentiis è davvero il miglior presidente della Serie A oggi?
La risposta dipende dalla prospettiva: in termini di ricostruzione e continuità, il percorso che lo ha portato dal fallimento alla doppietta Scudetto–Supercoppa con Conte lo colloca certamente tra i presidenti più influenti dell’era moderna.
In cosa differisce il suo lavoro da quello di Agnelli, Berlusconi e Moratti?
Gli altri hanno vinto moltissimo ma partendo da club già strutturati, mentre De Laurentiis ha dovuto prima rifondare il Napoli dalle fondamenta, gestendo Serie C, pressioni ambientali e vincoli economici più rigidi.
Che cosa ha detto negli auguri per il 2026?
Ha ringraziato i tifosi del Napoli ovunque si trovino, ha ricordato i traguardi raggiunti con Conte e ha espresso il desiderio di un anno nuovo con meno problemi fisici per la squadra e la stessa voglia di rivincita.
Qual è il momento che lui considera più emozionante della sua gestione?
Indica il ritorno dalla Serie B alla Serie A come una tappa che lo ha segnato profondamente, perché rappresentava la conferma che il progetto di rinascita del Napoli stava davvero funzionando.
Che ruolo ha Maradona nel racconto di De Laurentiis?
Maradona è riconosciuto come figura inarrivabile per grandezza e napoletanità, ma De Laurentiis rivendica anche un Napoli che oggi si regge su un progetto autonomo, pur mantenendo vivo il legame con Diego e la sua storia.
Perché parla di “incubo infortuni” e attacca il calendario?
Perché ritiene che si giochi troppo e che l’attuale organizzazione delle competizioni esponga i giocatori a un logorio eccessivo, trasformando gli infortuni in una conseguenza quasi inevitabile e non in un semplice caso.