Ziliani asfalta Cairo: "Torino, una vergogna senza fine! Imparate da De Laurentiis e dal Napoli"
L'impietoso confronto: 19 anni di Cairo al Toro vs. ADL al Napoli. "Un buco nero di mediocrità che offende la leggenda granata". E attacca la Gazzetta.

TORINO – Una requisitoria durissima, un j'accuse che non lascia spazio a interpretazioni. Paolo Ziliani, con la sua proverbiale verve polemica, mette nel mirino la gestione di Urbano Cairo al Torino, definendola una "vergogna senza fine" che ha tradito la storia e la passione dei tifosi granata. E per rendere ancora più plastico il suo giudizio, Ziliani traccia un confronto impietoso con un'altra presidenza quasi ventennale, quella di Aurelio De Laurentiis al Napoli: un paragone che, per il giornalista, evidenzia un abisso in termini di ambizioni, risultati e rispetto per la propria tifoseria.
Ziliani apre il suo intervento con una provocazione, elencando una formazione del Napoli della stagione 2005-06, quella della promozione dalla Serie C alla B: "Iezzo; Grava, Maldonado, Romito, Giubilato; Capparella, Amodio, Montervino, Bogliacino; Calaiò (Pià), Sosa". Una squadra di onesti mestieranti, con cui De Laurentiis iniziò la sua scalata. Nello stesso anno, ricorda Ziliani, Urbano Cairo diventava proprietario del Torino, partendo però dalla Serie B. L'antefatto serve a introdurre il cuore dell'analisi: due grandi club, due imprenditori che li acquisiscono quasi all'unisono, ma con esiti diametralmente opposti.

Napoli vs. Torino: Vent'anni a Confronto, un Abisso di Risultati e Ambizioni
I numeri, secondo Ziliani, parlano chiaro. Il Napoli di De Laurentiis, partito dalla C, in diciotto stagioni ha collezionato 6 trofei (2 Scudetti, 3 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana), ha partecipato 10 volte alla Champions League e 6 all'Europa League, diventando una potenza del calcio italiano ed europeo. Il Torino di Cairo, partito dalla B, in diciannove stagioni non ha vinto nulla, è retrocesso una volta in B (rimanendoci 3 anni) e si è qualificato alle coppe europee solo due volte "a tavolino", per squalifiche altrui, senza mai lasciare veramente il segno.
"Quali differenze avete trovato?", chiede ironicamente Ziliani, sottolineando come entrambi i club avessero storia e blasone (il Torino, con 7 scudetti, anche più del Napoli all'epoca). La risposta, per il giornalista, è lampante: una gestione, quella di Cairo, improntata alla "tirchieria e sciatteria", che ha fatto sprofondare il Toro in un "buco nero di mediocrità e anonimato che offendono non solo la storia, ma la leggenda del Grande Torino".
E per chi pensasse a un "overperformance" del Napoli, Ziliani snocciola i successi di club meno titolati del Toro, come l'Atalanta (vincitrice dell'Europa League, con 8 qualificazioni europee nelle ultime 9 stagioni), la Lazio (6 trofei e 15 qualificazioni europee negli ultimi 19 anni) o la Roma (4 trofei, 17 qualificazioni europee e una semifinale di Champions). Persino il Bologna, con una storia scudettata antica ma gloriosa, è tornato in Champions e ha vinto una Coppa Italia, traguardi che al Torino di Cairo sembrano lontani anni luce.
L'Appello Disperato di un Tifoso Granata e l'Attacco al Cairo Editore
Ziliani si cala nei panni di un tifoso del Torino, che si chiede come sia potuta capitare una presidenza così avara di gioie e di ambizioni, "unicamente spaventata dal perdere soldi, inconsapevole del lignaggio di una leggenda immortale". Un presidente che, secondo il giornalista, non solo ha trasformato il Toro in una "vacca frisona", ma che ora utilizzerebbe i suoi giornali, come la Gazzetta dello Sport, "a mo’ di Istituto Luce per cantare alle folle le sue inenarrabili gesta" o per "costruire alla bisogna il mostro, sbatterlo in prima pagina e additarlo al pubblico ludibrio come responsabile unico dello scempio".
L'ultimo bersaglio di questa strategia mediatica, secondo Ziliani, sarebbe l'allenatore Paolo Vanoli, messo alla gogna dalla Gazzetta per un finale di campionato all'11° posto, con statistiche "perverse" che ignorano i nove allenatori licenziati da Cairo a stagione in corso (per un totale di 14 esoneri in 19 anni). "Non so se provare più disistima per l’Urbano Cairo presidente o per l’Urbano Cairo editore", chiosa amaramente Ziliani.
La conclusione è un ritorno al punto di partenza: "Si può iniziare un’avventura con Capparella e Amodio e finirla con Kvaratskhelia e Osimhen; si può iniziare con Bogliacino e Sosa e finire con McTominay e Lukaku. Basta volerlo, appunto. E esserne capaci". Invece, conclude Ziliani con sarcasmo feroce, "c’è chi comincia con Nicola e Rosina e finisce con Pedersen e Borna Sosa. Che poi forse, a ben pensarci, Nicola e Rosina erano meglio". Un giudizio che suona come una condanna senza appello per Urbano Cairo, definito meritevole di un "Oscar per la Peggiore Calamità che a un club possa accadere", sia per la stagione che alla carriera.